Gian Carlo Menotti Fondatore                                                    Francis Menotti Presidente e Direttore Artistico

 

IL CASO FESTIVAL

di Piero Lorenzini

Prefazione

Ringraziando tutti coloro che avranno la curiosità e la pazienza di leggere tanti dati e cifre i quali, piuttosto che rassicurare inevitabilmente condurranno verso l’apertura di mille altri interrogativi, vorrei precisare che scopo di questo scritto è stato soprattutto quello di sollevare una discussione intorno ad un argomento che mi sta molto a cuore, il Festival di Spoleto, mirando a  ridestare umori e malesseri di una città forse troppo silenziosa e genuflessa nei confronti di una politica obsoleta e prevaricatrice che agisce ormai solo al servizio di se stessa e non certo dei cittadini, andandosi ad insinuare in ogni angolo della vita privata e sociale e corrodendo di fatto la libertà individuale di ognuno.

“Il caso Festival” come io l’ho chiamato, è solo l’aspetto più eclatante di questa aberrazione della politica, in una città costretta da troppo tempo ad assistere muta e disarmata a deturpazioni di ogni genere da quelle culturali a quelle paesaggistiche e urbanistiche.

E’ per questo che ho voluto risollevare molti interrogativi, troppo spesso chiusi nei cassetti in gran fretta perché fa comodo farli dimenticare e convincere la gente che siano stati risolti.

Questa è la ragione del mio scritto, null’altro. E chi insinua che io lo abbia fatto per interessi personali, ebbene rispondo a queste persone che, se per interessi personali si intende la difesa di valori come la creatività, l’arte e la verità, non ho certo timore a confermare la loro tesi e dire, a voce ancora più alta che si, sono stati gli interessi personali i principali motori che hanno condotto la mia azione.

Perché non si dice la verità sul Festival?

Perché non si vuol vedere che, se il declino del Festival imputato alla gestione di Francis Menotti è iniziato dieci anni fa, come lo stesso sindaco di Spoleto Massimo Brunini ha ripetutamente detto, questo periodo è esattamente lo stesso in cui la città è stata governata dalle sue stesse amministrazioni? E’ forse un caso o questa coincidenza nasconde qualcosa? Si può continuare ad essere ciechi o finalmente si deve ammettere come anche le manovre messe in atto da una certa politica abbiano contribuito a questo declino? Non c’è stato forse un gioco mirato a demonizzare un nemico (oltretutto molto ben riuscito) di fronte all’opinione pubblica con lo scopo di annientarlo, soffocarlo al punto di costringerlo a fuggire dalla città  e mettere le mani sul suo Festival (cosa che si è puntualmente compiuta)?

Come si può continuare a considerare legittima un’azione politica di questo genere?

Come si può accettare che un potere politico resti ad attendere la morte del Maestro Menotti perché solo così avrà finalmente tutta la libertà di accaparrarsi il suo patrimonio?  Non è brutale tutto ciò?

Certamente non è mio compito difendere Francis, questo sia ben chiaro. Anche perché non credo di essere in grado di farlo ne che lui abbia bisogno dei miei interventi. Ma come in tutti i processi, ad ogni accusa si ha il diritto di replica, ed ora è giunto il momento di farlo, essendo le cose negli anni passati troppo sbilanciate in una sola direzione.

So che Francis ha commesso molti errori, so che spesso è stato imputato di avere un carattere troppo impulsivo e sanguigno, ma so anche che tutto il lavoro che lui ha svolto per il Festival e per la città di Spoleto è stato da sempre mosso a difendere, con l’amore e la passione necessarie,  quella creatura meravigliosa che era il Festival, il Festival di suo padre. Rivendicandone giustamente la proprietà e l’invenzione.

Purtroppo, quando si è costretti ad impegnarsi per difendere una cosa, si perde tempo ed energia per continuare a costruirla, soprattutto quando la guerra non lascia un attimo di tregua e ogni giorno diventa sempre più estenuante e faticosa.

Ma non posso tacere anche su un altro aspetto del carattere di Francis, che nessuno ha voluto mai riconoscergli, per molti  considerato un pregio ma che forse in questo caso è stato un difetto fatale, ossia l’eccessiva bontà, a mio avviso fin troppo umiliata ed usata – ahimè - anche dai suoi stessi collaboratori (non continuiamo a parlare di rabbia e impeti nervosi, per favore! Cerchiamo di capirci!).

E quanto è stato attaccato sulle sue capacità artistiche! Ebbene, pur sapendo di scontrarmi con la convinzione dei più, non esito ad affermare che sempre, di fronte ad ogni scelta artistica o estetica, Francis è stato presente, occupandosi di tutti gli aspetti, fin nei minimi particolari, dalla scelta della tela per realizzare una scenografia, a quella della carta e dei colori per la stampa di un depliant, quasi fino all’eccesso. E questo grazie ad una volontà di ricerca e di amore nei confronti della scoperta dell’arte e della bellezza che, in taluni casi, si è dimostrata essere ben superiore a quella del Maestro. Tutti gli amici e coloro che hanno lavorato per il Festival sotto la sua direzione non possono che confermarlo.

Nutro nei suoi confronti un sentimento di grande rispetto perché è lo stesso rispetto che mi è stato dimostrato in tanti anni di collaborazione. Rispetto nei confronti della mia persona, del mio lavoro e del mio talento, tutte cose che piuttosto difficilmente vengono riconosciute in questo paese.

Tutti sanno a Spoleto che Francis rimaneva in città quasi un anno intero, da settembre al luglio successivo di ogni anno, ma non tutti sanno che lo faceva unicamente per dedicarsi anima e corpo al Festival, di giorno e di notte, lavorando come un pazzo.

Amici, come si può aver demonizzato una persona che ha dato il sangue per il Festival e Spoleto? Cerchiamo davvero di riportare le cose nel loro giusto equilibrio.

Per questo sarebbe mirabile davvero che finalmente, ora che il tempo e i fatti hanno trasformato le cose, anche la politica  ammettesse le sue responsabilità, pur essendo certo che a questa richiesta non avrò mai una risposta.

Piero Lorenzini

 

 

IL CASO FESTIVAL

Non è certo semplice iniziare un discorso intorno al Festival, soprattutto in un momento in cui si continua a parlare di Festival quando, da più parti, oramai si ha la sensazione che di quel Festival, il Festival di Spoleto, il Festival di Menotti, sono rimaste ben poche tracce.

Queste voci si rincorrono da tempo, tutti a Spoleto le avvertono, molti cittadini sanno davvero come stanno le cose, come sono cambiate e chi forzatamente ha voluto cambiarle, eppure chi le ha cambiate continua a fingere, a raccontare altre storie, a sventolare la bandiera del successo, di un successo di cui è difficile vederne anche l’ombra.

Gli spoletini conoscevano bene il Festival e altrettanto bene il Maestro Menotti. Conoscevano la sua vita, ascoltavano le sue parole, seguivano il Maestro in ogni suo passo come fosse uno di casa, un parente, un amico, lo esaltavano nelle sue decisioni, spesso lo criticavano, lo amavano e poi lo odiavano e, nonostante l’atavica diffidenza della gente umbra, sapevano di essere profondamente grati al Maestro e a quanto aveva fatto per la loro città.

Per gli spoletini il Maestro non era solo il padre del Festival, quanto piuttosto il creatore di uno stile unico, straordinario e irripetibile.

Già con l’inizio della primavera, camminando per i vicoli del centro, spesso si sentiva dire “Ma è arrivato il Maestro? Lo avete visto? Al Nuovo stanno facendo i provini per quale opera? Quest’anno chi ci sarà al Festival?...”, era il segno che la città iniziava a brillare e di lì a poco sarebbe esplosa nella meraviglia delle meraviglie.

Si, il Maestro Menotti è stato il mago di Spoleto, capace di cambiare la fisionomia di una città e  trasfigurarla in un crescendo senza fine di esaltanti emozioni, conducendo i suoi abitanti, la sua vita, i suoi monumenti alla dimensione del sogno. E questo per cinquanta anni.

So che tutto questo ancora è forte nel cuore di molti spoletini, eppure si ha la sensazione che di quel Festival e di  Menotti ciò che è rimasto è poco più di un pugno di sabbia che scivola via tra le dita.

Ora il Festival si è perso, non si riconosce più. E non sono io a dirlo, sono gli abitanti di Spoleto e gli appassionati che per anni lo hanno seguito, chi il Festival lo ha vissuto dall’interno e chi ne è stato spettatore.

Coloro che ne hanno preso possesso tentano maldestramente di esserne eredi naturali, imitandone stile e struttura, ma la creatività è sostanza profonda e non si imita.  Si finisce col creare solo un surrogato spocchioso e noioso, è il destino di tutte le operazioni che imitano l’azione artistica e che nascono da ragioni ben lontane da essa. E in questo caso le ragioni sono l’invidia, l’ingordigia di potere, l’arricchimento personale. Né l’arte né il sogno si nutrono di questo.

In aggiunta il Festival è stato eterualizzato, ossia, attraverso un’operazione molto sottile quanto volgare e che è sfuggita ai più, al Festival è stata sottratta quella parte di anima che molti riconoscevano come essenza fondamentale della sua forza e che ne rappresentava esteticamente la valenza sensuale.

Ora tutto sembra essere stato ricondotto entro i binari di una certa linearità politico-conformista che tanto piace a chi ne ha preso in gestione spazi artistici e tecnici.

 

Spoleto non è un safari

Trovo davvero straordinario come il Maestro Menotti, oltre 10 anni fa, nel suo intenso intervento scritto in occasione della pubblicazione del “Quarantennale del Festival”, intitolato “Spoleto non è un safari”, andava ipotizzando quanto sarebbe successo al suo Festival, non nascondendo certo un ingenuo barlume di speranza: “…e allora, che cosa auguro al Festival? Due cose: che sappia conservare la sua fisionomia d’indipendenza e che continui a sapersi difendere da manovre politiche. In un paese dove si ammette senza pudore che nei teatri di Stato se il sovrintendente è comunista il direttore artistico dev’essere socialista e così via, è un vero miracolo che a Spoleto fino ad oggi, tutti i partiti si sono trovati concordi nel non immischiarsi nel Festival…” (1). Era il 1999.

Il Maestro già temeva quello che si sarebbe poi verificato alla sua morte, quando, capeggiati dall’ex Ministro Rutelli (“il peggior Ministro della cultura che l’Italia abbia avuto”(2), parole di Franco Zeffirelli), i politicanti locali avrebbero messo le loro mani sul Festival estromettendo la famiglia Menotti da ogni incarico e di fatto distruggendone l’identità.

Poi di seguito: “…anche con la Fondazione le cose non procedono all’acqua di rose. Ancora non vogliono convincersi che il Festival è una mia creatura e che non possono essere loro a decretarne il futuro, e che il ruolo della Fondazione, secondo legge, è semplicemente quello di amministrare i soldi dello Stato…quel che succede, invece, è che la Fondazione non pensa altro che ad impadronirsi del patrimonio del Festival che io personalmente, e con sacrifici immensi, sono riuscito ad accumulare durante quarantadue anni di gestione” (3).

Ebbene, questa cosa si è puntualmente realizzata e in dimensioni ben superiori a quanto ipotizzato dal Maestro.

 

Infatti nell’autunno del 2007, pochi mesi dopo la sua morte, mentre da una parte Rutelli comunicava in grande stile il rilancio del Festival e la sostituzione del Direttore artistico Francis Menotti con Giorgio Ferrara, cancellando di fatto l’Associazione (vero motore organizzativo del Festival) e tutti i suoi dipendenti in un batter d’occhio (si calcola che oltre l’80% del personale amministrativo e tecnico si è ritrovato senza lavoro da un giorno all’altro nella più totale indifferenza dei politici locali), dall’altra la Fondazione stravolgeva il proprio statuto (4), permettendo così allo stesso Ferrara di ricoprire due incarichi importantissimi (Direttore artistico e Presidente della Fondazione Festival dei Due Mondi), al Sindaco Brunini e all’assessore Gilberto Stella di dividersi il ruolo di Vice Presidenti, e a un manipolo di altri politici locali di avere lo spazio richiesto. Conclusione, non solo la Fondazione si è impadronita del patrimonio del Festival difeso strenuamente per oltre cinquant’anni dal Maestro e da suo figlio, ma si è sostituita ad esso, azzerando l’anima del Festival. Fondazione che, vorrei ricordare, è una onlus ossia senza scopo di lucro.

Certo il Ministro Rutelli aveva le sue buone ragioni a far bella figura a Spoleto, data la sua candidatura in pole position nelle liste del Partito Democratico in Umbria nelle elezioni politiche del 2008 (5), al punto che, oltre ai denari offerti alla città e al suo Festival, quando i venti della crisi del Governo Prodi cominciarono a soffiare piuttosto violenti, non esitò ad elargire rapidamente oltre 300mila euro anche a Perugia e ad Umbria Jazz nel gennaio 2008 (6).

Ebbene, al primo Festival post-menottiano, Rutelli ha offerto la cifra iperbolica di 4 milioni di euro, ben 4 volte superiore a quanto lo Stato ogni anno normalmente concedeva al Festival.

Ma se il Festival gestito dai Menotti ha sempre goduto di questo finanziamento pubblico fin dal 1987 per decreto ministeriale (appunto circa un milione di euro)(7), mai quella cifra è arrivata intera nelle casse dell’Associazione. Forse non tutti sanno che la Fondazione nacque per volontà del Maestro semplicemente per far veicolare i denari dello Stato nelle casse dell’Associazione, soldi che regolarmente la Fondazione ha consegnato in ritardo o ha in parte utilizzato per altri scopi (vedi quelli passati al Comune nel 2007 per completare il lavoro di restauro del Teatro Nuovo, fatto deplorevole soprattutto in considerazione della pesante crisi economica in cui versava il Festival in quell’anno e le difficoltà subite da molti dipendenti riguardo il pagamento dei loro stipendi).

In un incontro pubblico, avvenuto proprio a Spoleto il primo febbraio 2008, lo stesso Rutelli così annuncia la sua iniziativa: “Per il 2008 il Festival di Spoleto potrà contare su oltre 4 milioni di euro messi a disposizione dallo Stato. Si tratta di risorse eccezionali, nel dettaglio 918mila euro provenienti dalla direzione nazionale dei beni librari, un milione che fino al 2007 è sempre stato concesso e continuerà ad esserlo, a ciò si aggiunge una somma straordinaria che abbiamo tratto dal fondo Grandi Eventi, istituito nella scorsa finanziaria e pari a 2,2 milioni di euro esclusivamente per il 2008” (8).

Certo, viene naturale chiedersi perché tale cifra non fu elargita dallo stesso Rutelli l’anno precedente, quando, ricorrendo la Cinquantesima Edizione del Festival, a maggior ragione la manifestazione andava sostenuta e rilanciata attraverso un fondo istituito proprio per i “Grandi Eventi”.

 

L’ arrivo di Ferrara

Ma ora diamo un’occhiata al programma dell’edizione 2008 (quella da 4 milioni di euro pubblici), a quello del 2009 e ai risultati ottenuti dalla nuova gestione. Prima però due parole sul Direttore Artistico Giorgio Ferrara.

Ricordo che, nel novembre 2007, all’indomani dell’incarico offerto da Rutelli a Giorgio Ferrara nel guidare la Direzione Artistica del Festival, ero a girare per le strade di Spoleto e la notizia si era diffusa piuttosto rapidamente destando una certa sorpresa. Intanto sembrava davvero impossibile che il Festival di Menotti fosse consegnato con tanta disinvoltura nelle mani di qualcun altro, poi, superato il momento di incertezza, cominciarono a circolare i primi interrogativi. Non tanto su come si sarebbe avviato il nuovo corso che tutti andavano promuovendo con grande enfasi, ripetendo la parola “rilancio” ad ogni intervento pubblico, quanto piuttosto su chi fosse questo “Ferrara”. Ricordo che una signora cercava di convincermi che a Spoleto sarebbe arrivato Giuliano Ferrara, il giornalista, l’elefante di Radio24, mentre un’altra mi parlava del regista di tanti film famosi, da “L’ultima donna” a “Storie di ordinaria follia” a  “La grande abbuffata”, dimenticando che quel regista era “Ferreri” e non “Ferrara” e che oltretutto era morto da tempo, un’altra ancora del Ferrara regista de “Il caso Moro” e “Cento giorni a Palermo” ma quello era “Giuseppe” e non “Giorgio”.  Nel giro di pochi giorni l’enigma fu chiarito, grazie all’intervento tempestivo del Ministero che, in una nota ufficiale datata 26 Novembre 2007, andava annunciando “le linee portanti del rilancio” del Festival e la nuova Direzione Artistica seguita dal curriculum di Giorgio Ferrara (9).

Tutti in quei giorni abbiamo ringraziato il Ministero di aver messo fine a tanta incertezza e di averci finalmente fatto conoscere Giorgio Ferrara.

Certo mai avrei immaginato che noi frequentatori del Festival e della città di Spoleto, durante l’edizione 2008 , avremmo avuto in più occasioni il privilegio di conoscere da vicino il Signor Ferrara.

Un primo approccio con il personaggio fu in occasione dell’incontro fra il neo-direttore artistico e i commercianti di Spoleto.

In un’atmosfera frizzante ed euforica, un mio amico intervenne al dibattito, chiedendo il ripristino di boutiques e mostre di pittura, che, durante i Festival del passato, furono motivo di attrazione per molti turisti. Ferrara risponde prontamente, quasi d’impulso: “E chiamiamoli questi bancarellari, facciamoli tornare di corsa…”, tradendo un’inflessione romanesca che fino a quel momento era stata trattenuta. Passano alcuni minuti e, il direttore sembra ormai essere il padrone di casa, dimentico un po’ del suo ruolo, trasformato oramai nell’amicone di tutti.  Alla fine dell’incontro si alza una voce in sala che chiede sorniona: “ Ma che fine ha fatto Francis Menotti? Non è che fra un paio di mesi sarà di nuovo a Spoleto…?”. Ferrara esita un attimo, poi con  l’abilità di chi ha capito di essere al centro della scena, spara: “ Francis? Embè, se viene, gli faremo organizzare le bancarelle!” (10).

Il mio amico mi ha poi riferito che a queste parole è seguito un momento di imbarazzo raggelante tra il pubblico presente in sala.

E posso crederci, come posso credere che il Signor Ferrara non abbia mai davvero conosciuto Francis Menotti ne saputo che per oltre un decennio Francis avesse diretto quello stesso Festival cadutogli dall’alto nelle mani.

A questa vorrei aggiungere un’altra interessante occasione da raccontare, di cui io ne sono stato diretto testimone.

Ricordo infatti una sera, ero di passaggio in Piazza della Libertà, mi imbattei in un vero show del neo-Direttore, il quale, seduto ad un bar, sembrava davvero essere arrabbiato con il mondo intero. Urlava - ed è per questo che ne ho sentito le parole - riferendosi non so a chi di preciso: “hanno approvato il bilancio e ora non vogliono mantenere gli impegni…va a finire che gli faccio causa e li mando tutti a f…”. Poi di seguito: “…mi sono rotto, se mi gira prendo e porto tutto a Venezia. Anche la Regione, ha dato ottantamila euro, una mancia. Mi sa che glieli restituisco!”. E ancora: “quando ho accettato questo incarico ho trovato una città disperata…qui mi parlano tutti del passato, non mi frega un c… del passato, quando me ne parlano mi viene un rigurgito di vomito!” (11). A queste ultime affermazioni ho pensato opportuno allontanarmi di gran fretta, anche perché il freddo si stava facendo pungente. Con il passo lesto diretto verso la macchina, pensavo come fossero cambiate repentinamente le cose a Spoleto e come il carisma, l’eleganza e lo stile dei Menotti non sarebbe mai  più tornato. Ricordavo inoltre come, nonostante i duri periodi fatti di guerre violente perpetrate da più parti nei confronti di Francis Menotti nel tentativo di annientarlo, facendolo passare per pazzo e furfante, mai una volta mi era accaduto di sentir uscire dalla sua bocca imprecazioni, o parolacce, o insulti nei confronti di nessuno, né pubblicamente né privatamente. E questa è una differenza.

Il giorno successivo in città non si parlava d’altro, ovviamente c’era anche chi difendeva, o tentava di minimizzare l’episodio, affermando che, in occasione di incontri pubblici e ufficiali, il Direttore Ferrara si era sempre dimostrato persona gentilissima e diplomatica, vero maestro di bon ton. E meno male.

 

Premesse e promesse

Ma torniamo al programma del Festival 2008. Nello stesso comunicato del Ministero di cui ho appena parlato, così veniva presentato il  rilancio del Festival: “…Il nuovo Festival si aprirà alle altre culture, così spesso descritte nel cinema e raramente rappresentate dal vivo. L’Asia, con la Cina, la Corea, l’India e il Giappone, il Sudamerica, l’Africa del Maghreb e del Continente nero, il Caribe: dei crogiuoli di originalità che ci regaleranno visioni insolite e stupende. Scopriremo i loro linguaggi: dalle marionette del “bunraku” giapponese, ai ritmi del Sudamerica, a quelli africani…Spoleto dovrà dialogare, tramite coproduzioni e scambio di ospitalità con altri Festival: Avignone, Edimburgo, Aix en Provence, Salisburgo, Venezia, Festival d’Autumne, Madrid…le attività del Festival non saranno circoscritte alla programmazione delle settimane estive…” (12).

Di seguito Ferrara sul Corriere della Sera del 29 Novembre 2008: “…la vera scommessa sarà soprattutto trasformare la città di Spoleto in un laboratorio culturale aperto tutto l’anno e non limiti il Festival alla breve vita delle tre settimane estive…Da metà anno (il 2008) prenderà corpo questo progetto di città-laboratorio…organizzeremo dei seminari condotti su un tema, un paese emergente, un’area geografica e culturale. I seminari dureranno tutto l’anno e – ecco la città-laboratorio - si concretizzeranno in rappresentazioni per il Festival…fondamento dell’operazione sarà un forte radicamento nel territorio…” (13). E poi ancora, in occasione della Conferenza stampa svoltasi a Spoleto il Primo Febbraio 2008: “ …il Festival avrà importanti produzioni dalla Cina e dalla Germania. Ampio spazio sarà dedicato all’opera lirica…il Festival ospiterà anche esperienze artistiche provenienti dall’America e dal Sud Africa, avvierà nel corso dell’anno dei laboratori internazionali di ricerca che forniranno indicazioni per il programma dell’edizione successiva” (14).

Ebbene, viene naturale chiedersi quanto di tutto questo si è fino ad oggi realizzato. Sarei esagerato se rispondessi “nulla o quasi”? 

Cerchiamo di analizzare punto per punto.

 

1 - l’internazionalità del Festival

 

Intanto è da chiedersi dove sta la novità. Prerogativa del Festival di Menotti è sempre stata l’internazionalità degli eventi e lo scambio fra culture diverse. Il Festival nasce  nel lontano 1958 da questa intuizione geniale del Maestro (altrimenti perché mai avrebbe deciso di chiamarlo Festival dei due mondi?) e lo caratterizzerà fino all’ultima edizione del 2007, quella del 50° Anniversario. Per averne conferma, sempre che ce ne sia bisogno, basta leggere i cataloghi con i programmi di tutte le edizioni.

Rimane invece aperta la questione dello scambio interculturale nelle proposte festivaliere dell’edizione plurimilionaria del 2008 e in quella ormai prossima del 2009.

Non è difficile constatare che, a parte qualche ombra esotica, ingombrante e dispendiosa di un elefante (costata diverse decine di migliaia di euro)  sul palcoscenico del  Teatro Nuovo nella pur variopinta messa in scena di “Padmavati”, e i canti gospel (ormai digeriti in tutte le salse), né l’anno scorso né tanto meno quest’anno il Festival promuoverà alcun tipo di contatto con culture  dell’Asia, della Cina, della Corea, dell’India, del Giappone, del Sudamerica, dell’Africa del Maghreb, del Continente nero e del Caribe così come promesso (15).

Lo stesso spettacolo “I prodotti”, in programma nella prossima edizione (16), con acrobati keniani è una produzione tutta italiana. Inoltre viene presentata come Prima Nazionale, mentre in verità è già stata rappresentata a Torino lo scorso 26 Febbraio (17).

Per il resto, il programma 2009 offre quasi esclusivamente produzioni italiane (circa il 90%)(18).

Eppure, il Direttore Ferrara, anche durante il recente incontro a San Nicolò orgogliosamente affermava: “…ci sono in giro per l’Europa circa 30 spettacoli che chiedono di venire qua a Spoleto. Dovremo sceglierne 3 o 4, purtroppo, anche se mi piacerebbe averli tutti” (19). Resta da capire dove sono.

 

2 - la musica al Festival e le nuove Produzioni del 2009

Da sempre la musica ha rappresentato il pilastro fondante del Festival dei due Mondi, per volontà e passione dello stesso Maestro Menotti.

E’ da chiedersi cosa intende il Direttore Ferrara quando, a proposito del suo Festival, parla di “ampio spazio da dedicare alla lirica” (20). Nella scorsa edizione nessuna opera lirica classica è stata rappresentata, quest’anno avremo i cinquanta minuti del “Gianni Schicchi” e la commedia in musica “Mozart”.

E a proposito del “Gianni Schicchi” credo sia giusto informare che l’opera di Puccini, con la regia di Woody Allen, è stata già rappresentata a Los Angeles nel settembre del 2008, all’interno della sua struttura originaria (Il Trittico) unita alle altre due parti che sono “Suor Angelica” e “Il tabarro”. Allen ha diretto il “Gianni Schicchi”, mentre William Friedkin (regista del cinematografico “L’esorcista”) si è occupato di “Suor Angelica” e “Il tabarro” (21). Mi chiedo perché l’allestimento è stato snaturato e non arriverà a Spoleto completo delle sue tre opere (nel 1996 il Trittico fu rappresentato per intero in una memorabile messinscena con la regia del Maestro Menotti), soprattutto considerando le dichiarazioni  di Ferrara riguardo la volontà di dare maggior rilievo alla lirica.

Mi sembra inoltre inesatto quanto riportato nella presentazione dello spettacolo:  dal programma del Festival 2009 (22)  si legge che  la Produzione è del Los Angeles Opera in collaborazione con Spoleto52 Festival dei due Mondi.

Ma se l’opera è stata già rappresentata a Los Angeles nel 2008, in cosa consiste la collaborazione del Festival?

Vorrei precisare questo aspetto perché credo che si è fatta molta confusione riguardo la presenza di Woody Allen a Spoleto e alla regia del “Gianni Schicchi”.

Allontaniamo ogni dubbio dicendo la verità, ossia che l’opera è stata diretta da Woody Allen nel 2008 su commissione di Los Angeles Opera e che la stessa verrà replicata a Spoleto in tre serate. Quindi, nessuna nuova Produzione per il Festival né tanto meno un impegno diretto del regista americano a Spoleto. A mettere la parola fine alla questione è stato lo stesso Ferrara, annunciando ufficialmente il 2 Giugno 2008 l’assenza da Spoleto di Woody Allen (23).

Tutti ricordiamo come registi del calibro di Ken Russell (24), Roman Polanski (25) o Carlos Saura (26), chiamati dal Maestro Menotti, venivano davvero a Spoleto per lavorare al Festival e che nell’ edizione del  2007 erano presenti in città tre pietre miliari del cinema americano: Oliver Stone, Paul Mazursky e Terry Gilliam (27), chiamati da Francis per dedicare loro delle retrospettive cinematografiche ma soprattutto con la precisa volontà di proporre dei progetti da realizzare per i Festival futuri. Nulla ovviamente se ne è fatto, dato che di lì a poco Francis sarebbe stato sostituito da Ferrara.

Ma passiamo oltre e torniamo al 2009.

Il “Mozart” è invece una Nuova Produzione, con la regia di Pizzi e le coreografie di Jancu (nuovamente in teatro dopo “Amici” di Maria de Filippi) (28). L’opera è in realtà una commedia con musiche e canto fatta di citazioni mozartiane. Viene presentata come Prima assoluta, ma non è difficile scoprire che una parte del cast ha già partecipato all’allestimento della stessa opera lo scorso gennaio all’Opera de Tours (29), dando quindi l’impressione che in fondo anche l’assoluto è un concetto relativo.

Passati sono i tempi quando le opere venivano davvero interamente prodotte a Spoleto e i cantanti selezionati dal Maestro e dai suoi collaboratori in una sequela emozionante di provini al Teatro Nuovo.

Se poi facciamo un salto nel settore della danza, ci accorgiamo che le cose non cambiano. Infatti anche in questo caso lo spettacolo “Choreographing Today”, viene presentato come in Prima assoluta, ma in realtà i tre interventi che ne fanno parte sono già stati rappresentati altrove e non sono neanche nuovissimi. Il “Russian Season” e il “After the rain” del New York City Ballet hanno già debuttato rispettivamente l’8 giugno 2006 e il 22 gennaio 2005, al New York State Theatre, mentre il terzo intervento “Erazor”, ha inaugurato il “Brighton Festival” ben oltre due anni fa.

Per quanto riguarda gli altri appuntamenti musicali, scarno era il programma dell’anno scorso, piuttosto simile è quello di quest’anno. Vorrei, per favore, che venisse fatto un confronto con quanto proposto dai Festival precedenti, quelli dei Menotti, così da palesare una profonda differenza di intenti e risultati. Tutti coloro che hanno seguito il Festival ricorderanno appuntamenti come l’Ora mistica, Umbria segreta, i Concerti alla Rocca, i Concerti in Piazza Duomo, i Concerti di Mezzogiorno, ovunque e ogni giorno musica.

Quest’anno, forse gli appuntamenti più attesi sono il concerto di beneficenza voluto da Caterina Caselli e intitolato “Copynight” (30), con Caparezza e Paola Turci e  lo spettacolo “Figaro il barbiere” (31) con Elio senza le Storie tese, veri spettacoli comunistal-nazional-popolari che riempiranno i teatri come già fece la Littizzetto (32) lo scorso anno.

E i Concerti di Mezzogiorno? Consegnati nelle mani della Scuola di Musica di Fiesole, torneranno ad allietarci nel Mezzodì, ma, come ha avuto occasione di sottolineare il buon Andrew Starling, “non illudiamoci di scoprire i Yo-Yo Ma o le Jessie Norman di domani” (33).

E il jazz? Tranquilli, di sera in piazza Duomo un tributo a Nat King Cole da parte dell’ Allan Harris Quintet…peccato che lo spettacolo di piano-bar si è già visto lo scorso dicembre al Restaurant-Bar-Snacks-Enoteca “Il Palazzo dei sette”, ad Orvieto,  ingresso libero con consumazione obbligatoria (34).

E il concerto finale? Il programma prevede le musiche di Gershwin sulle cui note, il sempre fantasioso Direttore Ferrara ha auspicato che il pubblico si alzi in piedi per scatenarsi nel ballo, come in un vero concerto hard rock, magari anche agitando in alto le braccia e intonando un coro di accompagnamento.

Liberi di scegliere se farlo o no, resta il fatto che, sulla falsariga del Festival passato anche quest’anno nessuna esecuzione in esclusiva. Ormai la tradizione menottiana è spezzata. Se l’anno scorso la London Simphony Orchestra arrivò con un programma già eseguito qualche giorno prima nell’italianissima Palermo (35) (con la sola differenza che a Spoleto il costo dei biglietti è stato di sei volte superiore), quest’anno il direttore Wayne Marshall porterà il suo repertorio gershwiniano a Spoleto dopo averlo già presentato in mezza Italia (fra le innumerevoli tappe già percorse, anche la rassegna musicale “Settembre dell’Accademia” di Verona, il 6 Ottobre 2007 sempre con l’Orchestra Verdi di Milano (36)).

Come già ha girato in lungo e in largo il nostro paese la Compagnia dell’Accademia Perduta Romagna Teatri, chiamata a colmare il vuoto lasciato dalle storiche Marionette Colla. Presenterà un programma tutto per bambini che va da Hansel & Graetel a Pollicino, quest’ultimo già visto a Perugia al Teatro di San Sisto non più tardi di tre mesi fa (37).

E al Maestro Menotti sarà dedicato un concerto? Certamente, il Direttore Ferrara stavolta non si è dimenticato.

Inaugurazione in pompa magna al Teatro Romano con concerto-aperitivo di musiche di Menotti, poi concerto di musica barocca in Duomo. Una curiosità: per chi volesse, può leggere nel programma del Festival che questo secondo concerto, non sarà né in onore né in ricordo del Maestro Menotti, ma, secondo la presentazione, semplicemente “concerto nel giorno del  compleanno di Gian Carlo Menotti” (38).

 

3 - la collaborazione con i Festival di Avignone, Edimburgo, Aix en Provence, Salisburgo, Venezia, Festival d’Autumne, Madrid

Ricordo perfettamente l’entusiasmo prorompente di alcuni miei amici attori alla notizia, sul finire del 2007, lanciata con grande enfasi da parte di Rutelli prima e di Ferrara poi, dell’inizio di una stagione di straordinarie collaborazioni tra il Festival di Spoleto “nuova versione” e i più importanti Festival europei (39). Risultati al 2009: zero. Zero assoluto.

Peccato che ora ho perso i contatti con questi miei amici, e non li vedo da tempo… Credo che siano partiti da Spoleto cercando lavoro altrove, forse ad Avignone o ad Edimburgo o a Madrid.

 

4 - la collaborazione con Charleston

Di questo argomento si potrebbe discutere un mese, dato che sempre più sembra somigliare ad una telenovela senza fine. Non volendo però troppo addentrarmi nei meandri di una questione piena di angoli oscuri, preferisco  stare ai  fatti, almeno quelli resi pubblici.

La  storia  ha  un’origine lontana (chi ricorda i viaggi intrapresi dal Sindaco Brunini fin dal 2003 verso Charleston impegnato a tessere una nuova trama di collaborazioni e complicità fra la città americana, il Festival e il Comune di Spoleto? E tutto ciò quando il Maestro Menotti era ancora in vita e suo figlio Francis dava anima e corpo per organizzare il suo Festival?), ma l’inizio ufficiale si può indicare nel Comunicato stampa del Ministero della Cultura del 26 Novembre 2007, nel quale Rutelli, riferendosi al rilancio del Festival,  parla della volontà di “…consolidare i rapporti con Charleston” (40).

Appena quattro mesi dopo, il 31 di marzo, seguito da una corposa delegazione spoletina, il Sindaco Brunini è di nuovo a Charleston per incontrare il sindaco della città Mr. Joseph Riley e si fa fotografare sotto la statua di Lincoln (41). Inutile dire che la stampa locale, a Spoleto, celebra la missione con toni trionfalistici. Di diverso avviso sembra però l’altra stampa locale, quella di Charleston, che in un articolo del “Charleston City Paper” datato 2 aprile 2008 (42) non solo riporta la misteriosa vicenda dell’ allestimento di un’opera in collaborazione col Festival italiano di cui però la direzione americana non è minimamente a conoscenza, ma ridimensiona i contatti avviati ai semplici scambi commerciali e turistici. Nessuna collaborazione artistica tra i due festival è prevista per il 2008. Non solo, si parla di scetticismo e di retorica sul reale significato di questi incontri,  mentre, sul piano economico finanziario si mette in luce la sostanziale differenza tra il sistema americano (basato su elargizioni da privati) e quello italiano (sovvenzionato per oltre il 70% dallo Stato) e, di conseguenza, il disinteresse da parte dell’organizzazione americana ad una partecipazione agli allestimenti. Più chiaro di così. Ovviamente la stampa americana non si limita a questo articolo, occupandosi con un certo interesse all’intera vicenda e facendo emergere aspetti ben diversi da quanto raccontato in Italia (43). Nonostante ciò, Brunini continua trionfale il suo viaggio in America e, dopo due mesi è ancora a Charleston, stavolta per firmare il gemellaggio con la città statunitense (44), favore ricambiato il 27 di giugno presso il Palazzo Comunale di Spoleto, con la visita in città del sindaco Riley (45). Il successivo 13 luglio, alla Conferenza stampa di conclusione Festival, il Direttore Ferrara afferma che nel 2009 “avremo un’opera lirica diretta da Emmanuel Villaume con l’orchestra di Charleston che soggiornerà a Spoleto dai primi di giugno fino alla fine del Festival…”(46). Il 14 novembre 2008 Brunini annuncia un nuovo viaggio verso l’America, con lo scopo preciso di bussare alla porta del sindaco di Charleston per ottenere dei finanziamenti per il Festival.

Brunini incontra anche gli esponenti della potentissima Niaf (Associazione degli emigrati italiani) e torna in Italia affermando che “Charleston garantirà il coro e l’orchestra per il Festival, il che non è poco” (47). Poi parla anche di Melbourne e della necessità di riallacciare i rapporti con la città australiana, lì dove il Maestro Menotti aveva allestito due edizioni del suo Festival.

Risultato di tanto girovagare: una città gemellata, copiosi articoli nei giornali, incontri in grande stile, ma un Festival, sia nel 2008 che nel 2009, senza Charleston, nonostante le tante promesse.

 

5 -  Spoleto città-laboratorio culturale aperto tutto l’anno

Non c’è dubbio: la proposta avanzata dal Direttore Ferrara di rendere Spoleto una città laboratorio di cultura attiva nell’intero arco dell’anno è ottima. Come è ottima l’idea di coinvolgere in questo progetto le variegate realtà culturali locali, favorendo “un forte radicamento nel territorio”.

Peccato che queste idee circolano in città da almeno trent’anni e che lo stesso Francis Menotti propose di allargare il Festival ad altri periodi dell’anno, in parte riuscendoci (ricordate i “Festival di Primavera”?).

Peccato che a tutt’oggi dei laboratori culturali di cui parla Ferrara non si veda neanche l’ombra. Eppure lo stesso aveva fissato una data precisa, dicendo che già dalla “metà del 2008 prenderà corpo un progetto di città-laboratorio attraverso l’organizzazione di seminari che dureranno tutto l’anno e si concretizzeranno in rappresentazioni per il Festival” (48).

Siamo nel 2009 e ancora niente.

Piuttosto a me sembra che in città le cose stiano andando in un senso opposto. Ma veniamo al concreto.

Tutti sanno a Spoleto che il Festival, nell’arco di cinquant’anni di produzioni teatrali, ha reso possibile la formazione di ottimi professionisti dello spettacolo, riconosciuta a livello nazionale e internazionale, scenografi, costumisti, macchinisti, sarte, illuminotecnici, elettricisti, fonici, amministratori. Il Festival è stato davvero la più grande industria della città, offrendo la possibilità a centinaia di persone di intraprendere un mestiere, conoscerlo, farlo proprio. Molte di queste persone hanno girato il mondo, lavorato in teatri internazionali, incontrato i cantanti, i registi e gli attori più famosi. E questo solo grazie al Festival.

Per questa ragione si avverte un brivido nella schiena quando, circa un mese fa, si è appresa la notizia che il Direttore Ferrara avesse deciso di far realizzare le scenografie per l’imminente Festival in un laboratorio romano, estromettendo di fatto le maestranze locali. Le voci di una drastica riduzione del personale circolavano in città da tempo, ma nessuno avrebbe mai pensato che sarebbe successo addirittura questo. Anche perché è la prima volta, nella storia del Festival, che i laboratori della città rimarranno di fatto chiusi, o comunque attivi per piccole cose di routine.

D’altra parte, lo stesso Ferrara durante la Conferenza stampa del 24 aprile scorso aveva già manifestato dei dubbi sulla capacità offerta dai tecnici spoletini affermando “…le scenografie verranno realizzate qua, a Spoleto se i nostri laboratori ne saranno capaci, altrimenti comunque in Italia” (49), destando un certo malumore tra le maestranze presenti in sala. Solo dopo dieci giorni la notizia ufficiale: le scene saranno realizzate a Roma e lì andranno a finire i 90mila euro necessari, lasciando a bocca asciutta i lavoratori locali (50).

Tutti a Spoleto sono arrabbiati, non dimentichi di quanto, alla Conferenza Stampa del 22 aprile 2008, il Sindaco Brunini e lo stesso Ferrara quasi all’unisono andavano affermando: “nostra volontà è coinvolgere sempre più la città. Vogliamo che Spoleto riprenda la fiducia nel Festival, cercheremo di farla vivere anche d’inverno, a Natale, Pasqua e nei principali week end dell’anno, tenendo sempre aperti i laboratori di scenografia e costumeria” (51). Si continua poi il 15 luglio 2008, a conclusione del Festival, quando Brunini ricorda: “…ovviamente non deve essere dimenticato il ruolo della città e l’importanza che questa rivestirà da qui in avanti. Il Festival dei due Mondi è un bene prezioso per Spoleto che deve trovarci uniti e pronti a partecipare attivamente” (52).

Resta ovviamente in ultimo da sottolineare che - e nessuno potrà affermare il contrario - i Menotti, anche nei momenti più difficili come è stato il Festival del 2007, mai hanno rinunciato a produrre almeno un’opera e ad avvalersi delle maestranze locali per realizzare scene e costumi, credendo fermamente nella qualità del lavoro prodotto dai “loro” tecnici e sapendo quanto fosse importante sostenere l’economia cittadina. In più di un’occasione Francis ha avuto offerte dall’esterno, economicamente più appetibili sia per la realizzazione delle scene che per i costumi, ma mai ha accettato queste condizioni, permettendo ai laboratori di rimanere aperti e attivi ad ogni Festival, favorendo sempre i “suoi” lavoratori, il suo staff tecnico, costituito per un buon 80% da gente di Spoleto. Anche questo era il Festival e questi erano i Menotti.

E non a caso, negli ultimi disperati tentativi di salvare il Festival nel 2007, Francis scese in piazza  cercando apertamente sostegno proprio in coloro che da sempre aveva accolto, credendo nelle loro capacità e confidando ingenuamente nel loro amore per il Festival. Una moltitudine variegata di persone che agli occhi di molti sembravano quasi essere una grande famiglia che puntualmente ogni anno si riuniva per  dar vita al miracolo.

Eppure quelle persone non risposero al suo appello, molti addirittura parteciparono rabbiosi alla sua denigrazione, corrosi da sempre dall’invidia per lo stile di vita e le ricchezze dei Menotti. Altri preferirono abbassare la testa e guardare altrove, chi per paura di ritorsioni, chi incantato dalle sirene che il Comune di Spoleto, per voce dei suoi eminenti rappresentanti , aveva già azionato da tempo, da mesi, da anni. “Con noi il Festival rinascerà”, andavano ripetendo.

Ebbene, i risultati di tanto cantare oggi sono sotto gli occhi di tutti.

 

6 – dati e risultati dell’Edizione 2008 del Festival

Durante l’ormai celebre Conferenza Stampa di conclusione Festival, avvenuta il 13 luglio 2008 (53), quando il Direttore Ferrara, dopo aver snocciolato qualche cifra, improvvisamente è sparito dileguandosi nell’ombra delle quinte del Caio Melisso, lasciando a bocca asciutta tutti i giornalisti presenti, è emerso quanto segue (sono i dati ufficiali, prendiamoli per buoni):

 

La vendita dei biglietti

Il 48% di presenze fra gli spettatori, è il primo dato comunicato da Ferrara. Dice che se ne aspettava il 40%, quindi arrivare al 48 è una vittoria. Francamente mi chiedo quale Direttore artistico direbbe mai di essere contento del fatto che i teatri dove sono stati rappresentati gli spettacoli da lui stesso voluti, sono stati riempiti neanche per la metà!

Dopotutto l’ottimismo euforico di Ferrara era già emerso nel bel mezzo del Festival quando, il Primo di luglio 2008, ad un giornalista che chiedeva come stavano andando le cose, non esitò a rispondere: “va tutto benissimo…sono molto soddisfatto, c’è stata una grande animazione, i teatri sono pieni…” (54), dichiarazione che il giorno successivo viene smentita dalle affermazioni dello stesso capo ufficio stampa del Festival Marco Guerini, che al New York Times dice: “la vendita dei biglietti è stata fortemente deludente e, malgrado alcuni spettacoli abbiano avuto il tutto esaurito, complessivamente essa si può stimare intorno ad un 25-30% del totale” (55).

Inoltre non si può dimenticare come il trio Ferrara-Rutelli-Brunini presentarono questa ultra milionaria edizione del Festival come quella del rilancio, promettendo una presenza massiccia di pubblico principalmente straniero e americano. L’internazionalità prima di tutto, ovviamente. In realtà, a conti fatti, ciò che poi è sembrato preoccupare di più è stato verificare quanti spoletini hanno partecipato alla manifestazione, se sono andati agli spettacoli, quanti biglietti  al prezzo speciale di 2,50 euro sono stati venduti alle maestranze e ai loro familiari, quanti ai consiglieri comunali e famiglia, chi ha avuto il prezzo pieno e chi invece lo sconto, ecc. ecc. (56).

 

Gli spettatori

Il secondo dato comunicato da Ferrara sono le 20.000 presenze fra gli spettatori, anche questo considerato dallo stesso un successo. Certo, rispetto alle 150.000 presenze promesse dal Ministro Rutelli sembra essere ben poca cosa, mancando all’appello ben 130.000 spettatori. Inoltre Ferrara sostiene di aver incrementato il pubblico di quattro volte rispetto all’edizione menottiana 2007 che quindi, a suo dire, ne avrebbe raccolti appena 5000. Non sapendo come lui possa essere informato di questi numeri, dato che non sono mai stati resi pubblici né da Francis Menotti, né tanto meno dalla Fondazione, resta facile smentire la sua dichiarazione: solo i concerti in piazza (da quello dedicato al Maestro Menotti a quello di Chiusura) hanno raccolto oltre 5000 spettatori. Si può quindi supporre che, considerando il tutto esaurito di moltissimi spettacoli dell’ultima edizione Menotti (da Andy Garcia (57) ai Berliner Philharmoniker), il numero degli spettatori presenti nel 2007 è di gran lunga superiore ai 20.000.

Ma, al di là dei dati ufficiali e non, chi vive a Spoleto e chi segue il Festival sa perfettamente come sono andate le cose.

Se da una parte Brunini parla di “ripartenza del Festival dopo dieci anni di agonia” (10 aprile 2008, durante l’incontro con gli industriali locali) e di “successo ottenuto dal Festival 2008 tale da suscitare il totale apprezzamento da parte del Comune per una edizione e un’organizzazione che si sono dimostrate all’altezza del rilancio atteso” (15 luglio 2008, Conferenza stampa a due giorni dalla conclusione del Festival (58)), dall’altra la cittadinanza sa che le cose sono andate un po’ diversamente.

Già alla conclusione del Festival, cominciano a circolare insistentemente voci sulla imminente sostituzione della Presidenza di Ferrara (si fa addirittura il nome di Innocenzo Cipolletta) (59), mentre tutte le associazioni di categoria  (AsCom, CNA, Confartigianato) si riuniscono per chiedere un incontro urgente con i vertici della Fondazione (60), segno che non tutto è andato per il verso giusto. Commercianti, albergatori e  industriali locali sanno che la città non ha raccolto le presenze turistiche sperate, appesantendo quel trend negativo che da anni ormai affligge la città e che toccherà il suo punto massimo nella Primavera 2009 con un crollo clamoroso di circa il 70%. Ricordo che girando per Spoleto e parlando con le persone comuni, si udiva ovunque la stessa litania: “Spoleto è vuota, il Festival è finito”. Come convincerle del contrario?

 

Il finanziamento pubblico e le nuove produzioni

Il terzo dato non  può non riguardare la questione economica: quattro milioni e rotti di euro pubblici elargiti dal Ministro Rutelli , ottocentomila euro donati dalle banche locali in qualità di sponsor, ottantamila euro ricevuti dalla Regione Umbria, altri introiti da parte di enti pubblici e privati per un totale ancora oggi sconosciuto, ma certamente ben superiore alla già straordinaria cifra di 5 milioni di euro. Essendo difficile capire come tanto denaro sia stato utilizzato (con la stessa cifra Menotti avrebbe realizzato non uno ma quattro Festival), ci si chiede perché almeno una parte non sia stata investita nella produzione. Per questo la milionaria edizione 2008 del Festival rimarrà nella storia come l’unica in cui non si sia prodotta almeno un’opera. Ferrara si è giustificato affermando che non ha avuto il tempo necessario per farlo, non sapendo che  ogni anno e in ogni Festival le nuove produzioni normalmente sono state realizzate nell’arco di tre mesi, spesso anche mettendone in cantiere più di una (basta ricordare il 1996 quando furono realizzate a Spoleto ben 4 nuove produzioni: “Semele”, “Amhal”, “Onegin” e “Sebastian” (61)). In ogni caso a tutt’oggi è piuttosto difficile sapere come sono stati investiti tanti soldi, considerando che del Bilancio finale si hanno ancora poche notizie e che il Dott. Marco Aldo Amoruso, direttore amministrativo del Festival, ha lasciato improvvisamente il suo incarico il 18 Dicembre scorso sostituito da Flavia Massetti (62).

 

Gli spettacoli

Altro dato riguarda i 37 spettacoli e le 75 aperture (63) di sipario pubblicizzate con grande enfasi e orgoglio dall’organizzazione festivaliera. Forse qualcuno ha già dimenticato, o forse non lo sa, che nel Festival 2007 guidato da Francis Menotti, gli  spettacoli furono 86 e il sipario si aprì 146 volte in 17 giorni (64) (è bene ripetere che ciò è avvenuto con un quarto del finanziamento pubblico ricevuto dalla gestione Ferrara).

 

L’ Etheria, la Mediavip e gli sponsor

Ora i dati relativi agli sponsor e alla loro controversa vicenda. Tutti sanno che la Fondazione è in causa con la Etheria Consulting di Raffaella Gabetta, prima società di sponsoring che sembra lavorò per il Festival per poi essere improvvisamente estromessa in favore di un’altra azienda, la Mediavip di Michele Costantino. La causa è ancora in corso e solo il Tribunale deciderà se il Festival dovrà sborsare un milione di euro di risarcimento chiesti dalla Etheria (65). Questo avveniva ancor prima dell’inizio del Festival 2008.

Ebbene, a distanza di appena un anno, la storia si ripete. Questa volta a farne le spese è la stessa Mediavip di Costantino, messa alla porta dalla Fondazione il 12 maggio 2009, decisione sulla quale la stessa Fondazione “preferisce mantenere il più stretto riserbo” (66). Il lavoro di sponsoring passerà direttamente allo staff di Ferrara. Ovviamente la risposta della Mediavip non si fa attendere e in una nota del 14 maggio precisa “di aver conferito mandato ai propri legali di verificare l’esperibilità di ogni e migliore azione avverso la illegittimità delle condotte della Fondazione Festival dei due Mondi, riservandosi di adire le competenti sedi…” (67).

Il 4 giugno successivo la Mediavip indice un incontro pubblico a Spoleto chiedendo un risarcimento alla Fondazione Festival di 2 milioni e mezzo di euro, accusando: "Il duo Ferrara-Brunini ci ha fatto costruire tutto da zero: contatti per lo sponsoring, materiale informativo, marketing, acquisendo il nostro know-how, per poi farne tesoro e portare subdolamente avanti i contratti di sponsorizzazione da solo… abbiamo scoperto che alcuni nostri contatti venivano curati dalla Fondazione alle nostre spalle, nonostante l'esclusiva per contratto…Il senso di questa azione è chiaro, by-passandoci non avrebbero dovuto corrisponderci la percentuale pattuita…”. Poi ancora, riguardo l’accusa mossagli dalla Fondazione di non aver presentato i rendiconti trimestrali, Costantino aggiunge: “E' una scusa ignobile, un'enorme balla, le nostre rendicontazioni ci sono tutte, e sono depositate in tribunale” (68). Un bel guaio per Ferrara, il quale, non più tardi di un anno fa e riferendosi all’operato della Mediavip, andava affermando, forse con un  eccessivo ottimismo: “…la raccolta degli sponsor è stata buona, ma da una stima fatta l’anno prossimo raddoppierà” (69). Peccato che la stima sia mancata proprio nei confronti della Mediavip.

Ma veniamo ai dati. Nell’edizione 2007 guidata da Francis Menotti, gli sponsor sono stati 33 mantenendo, con i loro finanziamenti, la copertura del budget complessivo per oltre i due terzi, e questo a differenza del Festival 2008 di Ferrara per il quale i contributi pubblici hanno coperto circa il 70/80% del totale.

Nello specifico gli sponsor di valenza internazionale sono stati 12, 12 anche quelli nazionali, 9 quelli locali (70). Nell’edizione 2008, secondo i comunicati ufficiali della Mediavip, gli sponsor sono stati 48, 5 internazionali , 8 nazionali, 35 quelli legati al territorio locale (71). Al di là del confronto numerico, mi sembra interessante constatare la massiccia presenza degli sponsor locali nel 2008. Senza nulla togliere agli sforzi operati dalla Mediavip, andando ad analizzare questo dato emerge un fatto indiscutibile, ossia come il Festival abbia di colpo perduto la sua attrattiva nei confronti dei grandi sponsor internazionali (più che dimezzati tra un’edizione e l’altra) e come di conseguenza sia stato costretto a ripiegare sulle realtà locali facendo affidamento, per racimolare qualche soldo in più,  su bar, parrucchierie e supermercati della città. Certo realtà produttive di grande rispetto alle quali va riconosciuto lo sforzo di partecipazione, ma che  da sole non sarebbero mai state in grado di sostenere la forza economica e d’immagine dei grandi sponsor internazionali.

 

Facendo infine un salto indietro e tornando alle diatribe scatenatesi fra Fondazione e Società di sponsoring, facciamo due conti:

sommando il milione di euro richiesto dall’Etheria ai due e mezzo reclamati dalla Mediavip, si arriva ad una cifra così imponente che, come sostiene il Giornale dell’Umbria del 6 giugno 2009 (72), se il giudice dovesse dar ragione alle due Società, si rischierebbe il blocco dei finanziamenti statali previsti per il Festival 2009, al punto di rendere difficile l’intero svolgimento della manifestazione.

Certo, in considerazione di quanto per anni si è detto della gestione Francis del Festival e delle difficoltà di relazione con le Istituzioni locali (Fondazione e Comune in primis), non mi sembra che le cose siano molto migliorate. Anzi.

Infatti anche i rapporti con la Regione Umbria non sembrano navigare in acque tranquille.

 

La Regione Umbria e iI nuovo Festival

Se già nel febbraio del 2009 l’ Assessore regionale alla Cultura Silvano Rometti esprimeva una certa preoccupazione asserendo che “a differenza dello scorso anno, quando il Ministero stanziò un cospicuo finanziamento al Festival, quest’anno non ci sarà tale possibilità e soprattutto non potrà essere la Regione con il suo bilancio a sopperire a tale mancanza” (73), appena qualche settimana prima dell’inaugurazione del Festival 2009, la Presidente Annamaria Lorenzetti esce allo scoperto asserendo che “la Regione non verserà al Festival il contributo previsto di 70mila euro”, fatto che scatena le ire di Ferrara e del Sindaco Brunini.

 

La posizione della Regione Umbria viene poi chiarita dallo stesso Rometti, il quale afferma in un’intervista: “ Per il 2009 la Regione ha stanziato 100mila euro allo spettacolo, in parte già versati…I 70mila euro che mancherebbero all’appello, sono invece un’altra questione…infatti la Regione pose in un incontro l’esigenza che nel cartellone del Festival 2009 figurassero spettacoli con artisti umbri e produzioni umbre, ipotizzando per questo un ulteriore finanziamento di 70mila euro. Questo progetto è rimasto purtroppo allo stato di ipotesi e quindi anche la somma collegata resta ipotetica…” (74).

 Poi continua affermando che ai 100mila euro vanno aggiunti un contributo di altri 450mila per la produzione de“Le Nuvole”, spettacolo del Teatro Stabile dell’Umbria inserito all’interno del Festival 2009, e quelli per gli spettacoli di jazz e delle bande musicali, per un totale di almeno 600/700mila euro.

 

Due considerazioni. La prima riguarda la questione Regione Umbria e il finanziamento dei 70mila euro. Ebbene, non volendo esprimere alcuna opinione circa il mancato inserimento nel Festival di uno spettacolo umbro fatto da umbri, così come auspicato dalla Regione, trovo sconcertante come il cartellone di un Festival internazionale possa dipendere da imposizioni localistiche ed esterne alla direzione artistica. E’ il segno, purtroppo, da una parte della debolezza della direzione artistica attuale e dall’altra che, ciò che il Maestro Menotti temeva circa la politicizzazione del Festival, si è puntualmente compiuto. La conseguenza è che, ciò che inizialmente era mosso da intenti di internazionalizzazione, ora si sta rapidamente circoscrivendo ad uno spazio sempre più piccolo occluso dalle ingerenze del sistema politico locale. La seconda  riguarda invece il cospicuo finanziamento di 450mila euro ad un solo spettacolo, cifra enorme soprattutto se si considera un budget complessivo del Festival che è stato indicato in circa 2,5/3 milioni di euro (cifra, a dire il vero, non troppo attendibile data l’incertezza dei finanziamenti e il continuo balletto di numeri).

 

Francis Menotti e il Festival

Forse non tutti sanno che, quando nel 1997 Francis prese in mano la gestione del Festival su incarico del Maestro Menotti, si trovò di fronte ad un debito di diversi miliardi di lire accumulato negli anni dalla vecchia amministrazione. Questa drammatica situazione economica nascondeva in realtà molti punti oscuri.

Andando infatti a frugare lì ove neanche suo padre aveva mai osato guardare, scoprì che l’azione di molti collaboratori del Festival era stata fino ad allora quantomeno discutibile, per non dire esercitata ben oltre il lecito.

Una gran parte del personale amministrativo e tecnico che egli ritenne responsabile venne quindi allontanato, fra grida e minacce

Ho la convinzione che risieda proprio in questo conflitto la causa di quella prima tenera fiamma di odio che col tempo si propagherà nei più diversi substrati della città, al punto di divenire oggetto di strumentalizzazione del potere politico locale utile ad avviare una campagna denigratoria di inaudita violenza da perpetrare nei suoi confronti.

Al punto che, girando per la città, se si chiedeva casualmente a qualcuno dei suoi abitanti chi fosse Francis Menotti, non era difficile ricevere la stessa identica risposta: “il pazzo, figlio di Menotti.”, oppure “Francis? Suo padre è pazzo, ma lui lo è di più”.

Si, è vero, Francis è stato pazzo, ma pazzo di lavoro, passando giorno e notte a dedicarsi a quella creatura che col tempo vedeva divenire più fragile, quella creatura che stava morendo sotto i suoi occhi e che ancora oggi chiamiamo Festival.

Il Maestro Menotti così ricorda quei momenti difficili: “…quando giunse il momento che il Festival sentì il bisogno di investigare la vecchia amministrazione e di rinnovarla, io mi resi conto che ciò richiedeva uno scontro con uno staff al quale per molti anni mi ero affidato incondizionatamente e non ho avuto il coraggio di affrontare da solo…Chiesi allora aiuto a Francis, dandogli così via libera di inaugurare una nuova era...”. Poi continua:”…mi è triste constatare che nessuno dei vecchi collaboratori, che si sono visti messi da parte, ha saputo ritirarsi con grazia e con stile…tutti, soprattutto quelli che prendevano lauti compensi e che proclamavano ad alta voce la loro amicizia e la loro gratitudine verso di me, hanno subito reclamato per vie legali grossi indennizzi…”.

Questo era il sentimento che il Maestro manifestava nel 1999, sapendo di essere ormai accerchiato e nonostante ciò, continuare a guardare al futuro sostenuto “dall’ amore per quel che faccio e dalla fede in quel che posso fare, perché ho la convinzione di aver affidato il Festival a mani non solo più giovani e vigorose, ma anche più esperte delle mie”(75). E non è certo un caso il fatto che, alla destituzione di Francis e all’ avvento della direzione artistica di Ferrara, molti di quei vecchi collaboratori (quelli rimasti in vita) sono tornati alla ribalta.

Purtroppo non è stato difficile esportare anche all’estero questa immagine distorta di Francis, soprattutto per volontà di ben precisi “missionari” in giro per il mondo.

Per questo la decisione del Ministro Rutelli di allontanare Francis Menotti dal Festival e le giustificazioni addotte, come il debito accumulatosi sotto la sua gestione o le difficoltà a trattare con lui, mi sembrano quantomeno sproporzionate e foriere di dubbi , soprattutto se si tiene presente il contesto in cui questo avviene, ossia un Paese, l’Italia, dove l’azione politica interviene oramai in ogni settore con una tale volgarità e prepotenza da rendere ogni cittadino incapace di reagire, un Paese dove in pochi anni ben 13 enti lirici sono stati commissariati a causa dei debiti ultramilionari, dal Teatro San Carlo di Napoli con circa 20 milioni di debiti regressi all’Opera di Roma con i suoi 8 milioni, all’Arena di Verona fino al Teatro Felice di Genova.

Il Festival dei Menotti non è mai stato un ente lirico, non si è mai sostenuto principalmente sui finanziamenti statali, ne ha accumulato debiti pubblici di tali proporzioni, per questo non si comprendono fino in fondo le ragioni che hanno spinto il Ministro Rutelli ad azzerare nel giro di 24 ore una struttura esistita per cinquanta anni.

 

Politica e cultura

Per concludere un’ultima riflessione sul nuovo manifesto del Festival, opera di Bob Wilson (76). C’è chi dice sia un po’ troppo essenziale, come lo sono le sue regie e forse è vero. Io penso che usare il termine “essenziale” sia in questo caso un modo per evitare di addentrarsi troppo in un altro significato, più provocatorio forse, ma che si può sintetizzare nel concetto del “sempre uguale nell’imitazione di se stesso”.

Per questo non esito a dire che il manifesto di Wilson sia esattamente lo specchio di ciò che il Festival rappresenti con la nuova gestione politicizzata, ossia il riproporsi di un modello estetico-culturale asfittico e ormai svuotato della sua essenza originaria,  un modello che ha avuto la sua ragione d’essere in un periodo storico, quello tra gli anni Sessanta e Settanta, ma che ora  viene strumentalmente utilizzato per comodità politica e di potere, con la precisa volontà di mantenere standardizzati dogmi culturali a maschera della più totale incapacità creativa.

E’ il segno dei tempi, certo, ma anche la conseguenza di una politica tentacolare e onnivora,  che si professa fautrice del rinnovamento e continua a definirsi progressista in un grido che è diventato sempre più litania, al punto che nessuno più lo ascolta. Quella politica che, avendo ormai da decenni sotto il proprio controllo tutta l’attività culturale del territorio locale (dai teatri, ai festival, ai musei, ai conservatori, alle scuole d’arte) è incapace di qualsiasi vero profondo slancio creativo, avendo goduto narcisisticamente da troppo tempo della sua presenza assolutistica al punto di negare per principio l’esistenza dell’altro. Il Festival è l’ennesimo frutto di questa politica e della sua vocazione culturale, ripiegata su se stessa, autoreferenziale, conformista, atrofica, lontana dal mondo, capace solo di auto-glorificazione. E’ il Festival delle poltrone, dei soldi pubblici che l’ Italia non saprà mai dove vanno a finire nel solito balletto di bilanci più o meno ufficiali, degli intellettualismi di partito e delle chiacchiere da salotto, dell’arte soffocata già sul punto di nascere, dei borghesi comunisti che si imbellettano da ricchi, del maneggio compulsivo del potere. Il Festival dei settantenni alla riscossa, come l’osannato Wilson, o il geniale Allen, il Maestro Ronconi, o l’istrionico Pizzi, ancora tutti lì in fila a darci lezioni di teatro e di arte proponendo forme e pensieri sempre più ad imitazione di loro stessi. Ma soprattutto è un Festival per sua stessa natura fallimentare, in quanto partorito dalla volontà - quale misera ambizione! - di appropriarsi del sogno di un altro individuo, di un artista quale è stato il Maestro Menotti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Links e fonti di riferimento:

  1. Spoleto Festival Quarantennale a cura di Arduino Parente. “Spoleto non è un safari” di Gian Carlo Menotti, pag 2, 1999.
  2. Il Tempo.it, 12/12/2008, articolo a cura di Nicoletta Ciardullo e intitolato “Zeffirelli, il male della lirica è lo Stato”. (http://iltempo.ilsole24ore.com/spettacoli/2008/12/12/963565-male_della_lirica_stato.shtml)
  3. Spoleto Festival Quarantennale a cura di Arduino Parente. “Spoleto non è un safari” di Gian Carlo Menotti, pag 2, 1999.
  4. Dal sito: www.db.formez.it. (http://db.formez.it/ArchivioNews.nsf/0ad80f6adb86876fc1256f3b004ab252/d7d496bff55b4d87c12573af00441bfe?OpenDocument).
  5. Dal sito: www.elezioni-italia.it (http://www.elezioni-italia.it/elezioni-2008/elenco-candidati-al-senato-pd.asp).
  6. Corriere dell’Umbria 30/01/2008, pagina “Cultura e Spettacoli”, articolo di Riccardo Regi intitolato: “la dote del Ministro Rutelli a Umbria Jazz: 300mila euro”.
  7. Decreto Legge 7 settembre 1987 n. 371. (http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/normativa/NormativaNazionale/DL7settembre1987n371.html).    
  8. New Gol, 01/02/2008, articolo a cura dell’AGI intitolato: “Spoleto: Rutelli, da Stato oltre 4 milioni di euro”. (http://www.newgol.com/print.php?id_articolo=1224).

9.   Comunicato Stampa del Ministero dei Beni Culturali, 26/11/2007 intitolato: “Festival di Spoleto: le linee guida del Ministro Rutelli per il rilancio”.

      (http://www.beniculturali.it/sala/dettaglio-comunicato.asp?nd=ss,cs&ld=2583&ricerca=1&titolo=&giorno=01&mese=11&anno=2007&cat=).

      10.  TuttOggi.info, 17/01/2008, articolo intitolato: “Festival di Spoleto: il Maestro Ferrara incontra i commercianti”.

       (http.//www.tuttoggi.info/articolo-7533.php). 

      11.  TuttOggi.info, 10/07/2008, articolo a cura di Carlo Ceraso intitolato: “Festival: tutte le gaffe di Ferrara “Ho trovato Spoleto disperata,

       ora mi sembra contenta. Quando mi parlano del passato mi viene un rigurgito di vomito”. Ollalà!”. (http://www.tuttoggi.info/articolo-7204.php).

12    Comunicato Stampa del Ministero dei Beni Culturali, 26/11/2007 intitolato: “Festival di Spoleto: le linee guida del Ministro Rutelli per il rilancio”.

             (http://www.beniculturali.it/sala/dettaglio-comunicato.asp?nd=ss,cs&ld=2583&ricerca=1&titolo=&giorno=01&mese=11&anno=2007&cat=).

13    Corriere della Sera, 29/11/2008, articolo di Paolo Conti intitolato: “La sfida di Spoleto: non solo Festival ma centro culturale”.

14    New Gol, 01/02/2008, articolo intitolato: “Rutelli e il nuovo corso del Festival”. (http://www.newgol.com/print.php?id_articolo=1228).

15    Programma del Festival dei due Mondi 2008.

16    Programma del Festival dei due Mondi 2009 Spoleto52. (http://www.festivaldispoleto.it/stampa.asp?id=51&id_dettaglio=415&lang=).

17    Programma della Fondazione TPE – Cantiere Rettilario 08/09, Palcoscenico Danza (http:www.fondazionetpe.it/rettilario/dan_prodotti.html).

18    Programma del Festival dei due Mondi 2009 Spoleto52.(http://www.festivaldispoleto.it/stampa.asp?id=47&id_dettaglio=&lang=).

19    Spoletocity, 15/02/2009, articolo intitolato: “nel complesso di San Nicolò il Festival incontra la città”.

(http://www.festivaldispoleto.com/vidue/documenti/2009-02-15%20-%20Spoleto%20City%20-%20Il%20Festival%20incontra%20la%20citta_ita

             712104200918430970.pdf).

20    New Gol, 01/02/2008, articolo intitolato: “Rutelli e il nuovo corso del Festival”. (http://www.newgol.com/print.php?id_articolo=1228).

21    Programma del Los Angeles Opera 2008 – Giacomo Puccini, Il Trittico. (http://www.laopera.com/production/0809/iltrittico/index.aspx

22    Programma del Festival dei due Mondi 2009 Spoleto52. (http://www.festivaldispoleto.it/stampa.asp?id=48&id_dettaglio=395&lang=).

23    Il Giornale dell’Umbria, 03/06/2009, articolo intitolato:“Ufficiale: Woody Allen non sarà al Festival dei due Mondi”.

24    Catalogo Festival dei due Mondi 1983, “Madama Butterfly” di Giacomo Puccini, regia di Ken Russell.

25    Catalogo Festival dei due Mondi 1974, “Lulu” di Alban Berg, regia di Roman Polanski.

26    Catalogo Festival dei due Mondi 1995, “Carmen” di Georges Bizet, regia di Carlos Saura.

27    Catalogo Festival dei due Mondi 2007 (http://www.cinespettacolo.it/csmain/articolo.asp?aid=5191).

28    Programma del Festival dei due Mondi 2009 Spoleto52. (http://www.festivaldispoleto.it/stampa.asp?id=48&id_dettaglio=396&lang=).

29    Programma della stagione 2009 dell’Opera di Tours – Mozart di Sacha Guitry (http://www.bruniqueloff.com/tours_montauban/opera%20Tours%20saison%202008%202009.pdf).

30    Programma del Festival dei due Mondi 2009 Spoleto52.(http://www.festivaldispoleto.it/stampa.asp?id=47&id_dettaglio=&lang=).

31    Programma del Festival dei due Mondi 2009 Spoleto52.(http://www.festivaldispoleto.it/stampa.asp?id=47&id_dettaglio=&lang=).

32    Programma del Festival dei due Mondi 2008.

33    TuttOggi info, 31/05/2009, lettera indirizzata al Direttore Carlo Ceraso. (http://www.tuttoggi.info/articolo-14599.php).

34    Orvieto Jazz, 2008 (http://www.albergolapenisola.it/ima/jazzecontorni.pdf).

35    Teatro Massimo Palermo, Comunicato Stampa 09/07/2008 (http://www.teatromassimo.it/URP/urp.php?lingua=it&op=comunicati&id_comunicato=323).

36    Comunicato Stampa ADN Kronos (http://www.girlpower.it/news/spettacolo/musica-a-verona-marshall-dirige-il-gala-gershwin.html).

37    Programma Pollicino, A.P.R.T. (http://www.pollicinoclick.eu/calendario.html).

38    Programma del Festival dei due Mondi 2009 Spoleto52. (http://www.festivaldispoleto.it/stampa.asp?id=50&id_dettaglio=398&lang=).

39    Comunicato Stampa del Ministero dei Beni Culturali, 26/11/2007 intitolato: “Festival di Spoleto: le linee guida del Ministro Rutelli per il rilancio”.

(http://www.beniculturali.it/sala/dettaglio-comunicato.asp?nd=ss,cs&ld=2583&ricerca=1&titolo=&giorno=01&mese=11&anno=2007&cat=).

40    Comunicato Stampa del Ministero dei Beni Culturali, 26/11/2007 intitolato: “Festival di Spoleto: le linee guida del Ministro Rutelli per il rilancio”.

(http://www.beniculturali.it/sala/dettaglio-comunicato.asp?nd=ss,cs&ld=2583&ricerca=1&titolo=&giorno=01&mese=11&anno=2007&cat=).

41    TuttOggi info, 31/03/2008, articolo di Logan Dentley Lessona intitolato “Speciale Spoleto Festival USA: Brunini: Torneremo ad essere la piazza del mondo”.

42    Charleston City Paper, 02/04/2008, articolo a cura di John Stoher intitolato: “A last-minute Italian opera for ’08 Spoleto? Nope.”

(http://www.charlestoncitypaper.com/Unscripted/archives/2008/04/02/a-last-minute-italian-opera-for-08-spoleto-nope-now-with-an-all-new-update)

43    The New York Times, 02/07/2008, articolo di Daniel Wakin intitolato: “With divisive figure out, Festival hopes to rebound”.

44    SpoletoJournal, 23/05/2008, articolo intitolato: “Spoleto-Charleston, nuove sinergie tra i due festival”.

45    Spoleto Online, 27/06/2008, articolo intitolato: “Spoleto-Charleston: firmato il gemellaggio”. (http://www.spoletonline.com/?page=articolo&id=51142).

46    TuttOggi info, 13/07/2008, articolo di Carlo Ceraso intitolato: “Festival dei due Mondi: ore 12, seduto in quel cafè…Ferrara evita la stampa e esce dalla porta di servizio. Count down per il Presidente?”. (http://www.tuttoggi.info/articolo-7329.php).

47    Il Messaggero Umbria, 14/11/2008, articolo di Alfonso Marchese intitolato: “Festival,Brunini apostolo per il mondo”.

48    Corriere della Sera, 29/11/2008, articolo di Paolo Conti intitolato: “La sfida di Spoleto: non solo Festival ma centro culturale”.

49    Spoletocity, 15/02/2009, articolo intitolato: “nel complesso di San Nicolò il Festival incontra la città”.

(http://www.festivaldispoleto.com/vidue/documenti/2009-02-15%20-%20Spoleto%20City%20-%20Il%20Festival%20incontra%20la%20citta_ita

             712104200918430970.pdf).

50    TuttOggi info, 04/05/2009, articolo di Sergio Grifoni intitolato: “Verso le elezioni: Grifoni punta l’indice  su Festival e OO.SS. (http://www.tuttoggi.info/articolo-14554.php).

51    TuttOggi info, 22/04/2008, articolo firmato S.F. e intitolato: “51mo Festival, Ferrara incontra la città: “Ammazza quanti siete, bravi!”. (http://www.tuttoggi.info/articolo-5395.php).

52    TuttOggi info, 15/07/2008, articolo firmato S.F. e intitolato: “Festival: giunta Brunini difende l’opera di Giorgio Ferrara : “Mai in discussione sua sostituzione alla Presidenza”. (http://www.tuttoggi.info/articolo-7380.php).

53    TuttOggi info, 13/07/2008, articolo di Carlo Ceraso intitolato: “Festival dei due Mondi: ore 12, seduto in quel cafè…Ferrara evita la stampa e esce dalla porta di servizio. Count down per il Presidente?”. (http://www.tuttoggi.info/articolo-7329.php).

54    TuttOggi info, 01/07/2008, articolo intitolato “Festival dei due Mondi: Giorgio Ferrara: senza noi sarebbe stato zero. Va tutto benissimo”.

(http://www.tuttoggi.info/articolo-7042.php).

55    The New York Times, 02/07/2008, articolo di Daniel J. Wakin intitolato “With divisive figure out, Festival hopes to rebound”.

56    TuttOggi info, 04/07/2008, articolo intitolato:”Festival dei due Mondi: clamoroso, biglietti a 2,50 €. per gli amici degli amici. E Spoleto mormora”. (http://www.tuttoggi.info/articolo-7137.php).

57    In Umbria On Line, 01/07/2007, articolo intitolato “Andy Garcia attore e musicista premiato a Spoleto”.

      (http://www.aperugiaonline.it/articoloarc-36617.html).     

58    TuttOggi info, 15/07/2008, articolo firmato S.F. e intitolato: “Festival: giunta Brunini difende l’opera di Giorgio Ferrara : “Mai in discussione sua sostituzione alla Presidenza”. (http://www.tuttoggi.info/articolo-7380.php).

59    TuttOggi info, 14/07/2008, articolo intitolato: “Festival dei due Mondi: clamoroso, Cipolletta alla Guida del Festival? Le novità del day after”. (http://www.tuttoggi.info/articolo-7360.php).

60    TuttOggi info, 22/07/2008, articolo di Carlo Ceraso intitolato “Festival dei due Mondi: le associazioni di categoria vogliono vederci chiaro. Brunini convoca la stampa”. (http://www.tuttoggi.info/articolo-7533.php).

61    Catalogo del Festival dei due Mondi 1996, opere  e balletti in programma : “Semele” di Handel,  “Evgenj Onegin” di Ciajkovskij, “Amahl and the night visitors” e “Sebastian” di Gian Carlo Menotti.

62    TuttOggi info, 18/12/2008, articolo intitolato “Clamoroso Festival dei due Mondi: Marco Amoruso lascia. Ma è in arrivo una tempesta interna alla Fondazione?”. (http://www.tuttoggi.info/articolo-11399.pdf).

63    Programma del Festival  dei due Mondi 2008.

64    Catalogo del Festival dei Due Mondi 2007, programma.

65    TuttOggi info, 30/04/2008, articolo intitolato “Festival dei due Mondi: clamoroso, l’Etheria chiede alla Fondazione di Ferrara 1 milione di €. Di danni”

(http://www.tuttoggi.info/articolo-5575.php).

66    TuttOggi info, 12/05/2009, articolo di Carlo Ceraso intitolato: “Festival dei due Mondi: Mediavip messa alla porta. Comitato di gestione revoca l’incarico alla Società di sponsoring. (http://www.tuttoggi.info/articolo-14798.php).

67    TuttOggi info, 14/05/2009, articolo intitolato: “Festival dei due Mondi: Mediavip pronta al contrattacco “condotte illegittime”. Legali al lavoro”. (http://www.tuttoggi.info/articolo-14831.php).

68    Spoletonline, 04/06/2009, articolo intitolato: “La nostra verità: Mediavip spiega le sue ragioni dopo la rottura con Ferrara e il Festival” (http://www.spoletonline.com/?page=articolo&id=127136).

69    TuttOggi info, 13/07/2008, articolo di Carlo Ceraso intitolato: “Festival dei due Mondi: ore 12, seduto in quel cafè…Ferrara evita la stampa e esce dalla porta di servizio. Count down per il Presidente?”. (http://www.tuttoggi.info/articolo-7329.php).

70    Programma del Festival dei due Mondi 2007, pagina 20, elenco degli sponsor ufficiali.

71    Programma del Festival dei due Mondi 2008.

72    Il Giornale dell’Umbria, 06/06/2009, titolo in copertina e articolo correlato a pagina 43.

73    TuttOggi.info, 02/02/2009, articolo intitolato “Festival dei due Mondi: assessore regionale Silvano Rometti “sono preoccupato per l’edizione 2009”.

(http://www.tuttoggi.info/articolo-12381.php).

74    Il Giornale dell’Umbria, 05/06/2009, articolo a pagina 21 intitolato “Rometti: dalla Regione stanziati 100mila euro”.

75    Spoleto Festival Quarantennale a cura di Arduino Parente. “Spoleto non è un safari” di Gian Carlo Menotti, pag 2, 1999.

76    TuttOggi info, 05/05/2009, foto del manifesto di Bob Wilson e commento di Andrew Starling. (http://www.tuttoggi.info/articolo-14599.php).

 

 

Piero Lorenzini è nato a Foligno (PG) nel 1965 e si è diplomato presso l’Istituto d’Arte di Spoleto sezione Scenotecnica e successivamente all'Accademia di Belle Arti di Perugia sezione di Scenografia. Inizia la sua attività di scenografo realizzatore nel 1987. Collabora con il Teatro Stabile dell’Umbria, il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto, RAI Televisione Italiana, Olimpiadi di Torino 2006, Teatre de Le Capitole de Toulouse. Nel 1993 inizia a collaborare con il Festival dei Due Mondi di Spoleto e dal 1998 al 2007 ne diventa direttore del laboratorio di scenografia. Nel 2007 inizia la collaborazione con il regista John Pascoe per diversi allestimenti in Italia, Francia, Stati Uniti.